Ucraina: il governo intervenga per garantire protezione e facilitare ricongiungimento familiare

In questi giorni drammatici, abbiamo visto le tante comunità ucraine che risiedono nelle nostre città riempire le piazze e chiedere di fermare la guerra, con una forte risposta di solidarietà e vicinanza da parte del nostro Paese. Sono oltre 230.000 le persone di nazionalità ucraina che vivono e lavorano in Italia e circa 20.000 hanno aderito alla regolarizzazione del 2020 col desiderio di uscire quanto prima dalle maglie del lavoro nero e poter godere di tutte le garanzie e i diritti che spettano a lavoratrici e lavoratori nel nostro paese.

Purtroppo, come dimostra il monitoraggio che la campagna Ero straniero svolge da tempo sull’attuazione dell’emersione, a quasi due anni dal varo della misura, l’esame delle domande procede con gravissimo ritardo e, come abbiamo più volte sottolineato, tale ritardo nella realtà significa precarietà perché la mancanza del permesso di soggiorno impedisce di fatto di poter accedere a tutte le tutele previste per le persone straniere residenti nel nostro paese. Tutele e possibilità che diventano indispensabili in situazioni drammatiche come quella che stiamo vivendo: torniamo quindi a ribadire la richiesta al governo di intervenire immediatamente per velocizzare l’iter di tutte le domande di emersione e portarle a termine, mettendo fine all’attesa e all’incertezza di decine di migliaia di donne e uomini.

Per quanto riguarda, in particolare, le persone ucraine presenti in Italia, il nostro primo pensiero è quello di permettere a chi vuole raggiungere l’Italia perché ha qui i propri familiari di poterlo fare quanto prima: va quindi agevolato il diritto al ricongiungimento familiare, anche oltre i limiti procedurali attualmente posti dalla normativa italiana e con semplificazione delle relative prassi amministrative, soprattutto per quanto riguarda la richiesta di documenti e attestazioni difficilmente recuperabili in situazioni di emergenza. 

Ci uniamo, infine, alla richiesta al governo di attivare tutti i canali a propria disposizione per arrivare, come annunciato dal presidente del Consiglio Mario Draghi poco fa in Parlamento, all’implementazione da parte dell’Unione europea della direttiva 55 del 2001 sulla protezione temporanea per le persone ucraine in fuga garantendo loro il diritto all’accoglienza e a tutti i diritti sociali fondamentali quali lavoro, formazione, assistenza e istruzione per i minori, con l’auspicio che tali meccanismi di protezione diventino prassi, senza dover assistere mai più ai respingimenti avvenuti alle frontiere europee e alle violazioni compiute finora.


Nota del 1 marzo 2022

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