Regolarizzazione al palo: dopo un anno ancora pochi i permessi di soggiorno

Articolo del 31 maggio 2021 pubblicato su Il Manifesto

«Sono furioso. Sono nove mesi che non sappiamo niente. Ma si possono lasciare le famiglie appese così?». E’ lo sfogo di un datore di lavoro di Bologna che vorrebbe regolarizzare l’assistente familiare che lo aiuta nella sua abitazione. E’ uno degli oltre 200 mila datori di lavoro che, approfittando dell’opportunità offerta un anno fa dal governo con il decreto “rilancio” di sanare la posizione di alcune categorie di lavoratori stranieri, ha seguito le indicazioni e presentato la domanda. E da allora è in attesa di notizie.

Ma se il datore di lavoro si dice furioso, vista dall’altra parte, quella dei lavoratori, la situazione è addirittura drammatica. Basta leggere le testimonianze rilasciate da alcuni di loro o dagli operatori che li assistono nel percorso di emersione alle organizzatori della campagna Ero straniero, promotrice della regolarizzazione: «Niente sappiamo, niente», racconta S. una donna colombiana che lavora come assistente familiare a Roma. «Siamo disperati. E cosa possiamo fare? Solo aspettare. Noi non contiamo niente, siamo nelle loro mani».

Le mani di cui parla S. sono quelle del governo che dopo aver dato a decine di migliaia di lavoratori l’illusione di poter sanare la propria situazione mettendosi in regola, di fatto li ha poi abbandonati. «Tre mesi fa abbiamo denunciato il grave ritardo accumulato nell’esame delle domande di emersione e regolarizzazione», spiegano a Ero straniero. «Torniamo oggi a un anno dall’apertura delle finestre per presentare le domande, con un ulteriore aggiornamento sulla base dei dati raccolti dal ministero dell’Interno e dalle prefetture e questure nei diversi territori».
Seppure leggermente migliore rispetto ai mesi scorsi, la situazione resta comunque grave: delle 220 mila persone che hanno fatto richiesta, solo 11 mila (il 5%) ha oggi in mano un permesso di soggiorno per lavoro e altri 17 mila sono i permessi in via di rilascio. A complicare ulteriormente le cose c’è poi il fatto che gli 800 operatori in più promessi dal Viminale e destinati alle prefetture per velocizzare l’esame delle pratiche, sono stati assunti solo ai primi di maggio, e neanche dappertutto, mentre sarebbero dovuti entrare in servizio già da molti mesi.

Tre i settori presi i considerazione dall’intervento del governo: agricoltura, lavoro domestico e assistenza alla persona, per i quali sono previsti due canali di accesso, il primo che riguarda i datori di lavoro interessati a mettere in regola i lavoratori e il secondo che riguarda direttamente questi ultimi.

La situazione appare molto critica nella grandi città come Roma e Milano: nella capitale , al 20 maggio, su un totale di 16.187 domande ricevute solo due pratiche sono arrivate alla fase conclusiva della firma del contratto di soggiorno e non è stato rilasciato alcun permesso di soggiorno. A Milano invece su oltre 26 mila istanze i permessi di soggiorno rilasciati sono 441, mentre sono state fissate 536 convocazioni in prefettura. «Ci sono poi criticità che riguardano la procedura, con prefetture che si ostinano a richiedere documentazione non necessaria», spiegano ancora a Ero straniero. «E’ il caso il caso del documento di idoneità alloggiativa, non citato tra i documenti richiesti per l’emersione».
«Alla luce di quanto emerso dal monitoraggio di questi mesi – spiegano i promotori della campagna -, Ero straniero ribadisce la richiesta al ministero dell’Interno di intervenire immediatamente per superare gli ostacoli burocratici e velocizzare l’iter delle domande, in modo che le quasi 200 mila persone ancora in attesa di risposta possano al più presto perfezionare l’assunzione».

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