La burocrazia blocca la sanatoria. Sei mesi dopo, solo lo 0,7 % delle domande si è tradotto in un permesso di soggiorno per gli stranieri irregolari

Su 207.000 istanze, firmati 1.480 contratti. In 40 prefetture non sono neanche cominciate le convocazioni. A Milano si stima ci vorranno 30 anni per l’esame di tutte le pratiche. Appello della campagna “Ero Straniero” al Viminale: “Occorre un intervento immediato”.

Articolo di Alessandra Ziniti, pubblicato il 04 marzo 2021 su repubblica

Sono passati sei mesi e delle oltre 207.000 domande di emersione dal lavoro nero presentate solo 1.480 hanno portato alla regolarizzazione dei lavoratori stranieri e all’emissione di un permesso di soggiorno, lo 0, 71 per cento. Tempi lunghissimi e odissee burocratiche rischiano di seppellire definitivamente la sanatoria per lavoratori domestici e dell’agricoltura varata dal governo a primavera scorsa che avrebbe dovuto tagliare un’ampia fetta di sommerso tra i lavoratori immigrati.

E invece, al 16 febbraio, solo il 5 per cento delle domande è giunto nella fase finale della procedura mentre il 6 per cento è ancora nella fase precedente della convocazione di datore di lavoro e lavoratore per la firma del contratto e il successivo rilascio del permesso di soggiorno. Addirittura in circa 40 prefetture, distribuite su tutto il territorio italiano, non risultano nemmeno avviate le convocazioni e le pratiche sono ancora nella fase iniziale di istruttoria.

“Sono dati che trasportati nella realtà vogliono dire che più di 200.000 persone sono sospese ancora in attesa di sapere se la propria domanda andrà a buon fine”, dicono i promotori della campagna Ero straniero che ha monitorato lo stato di avanzamento dell’esame delle domande di emersione e regolarizzazione grazie ai dati forniti dalla Direzione centrale dell’immigrazione e polizia delle frontiere e dalle prefetture. Ne è venuto fuori un quadro di ritardi gravissimi da una parte all’altra dell’Italia e stime dei tempi di finalizzazione delle domande in anni.

Ma ecco i numeri: 207.708 domande presentate, 13.244 convocazioni effettuate, 10.701 i permessi di soggiorno richiesti, 923 i rigetti, 440 le rinunce.

A Bari, una delle situazioni migliori, delle 4.993 domande ricevute, sono solo 556 le istanze arrivate a conclusione con il rilascio del permesso di soggiorno. E considerato che, per l’emergenza Covid, non possono essere convocate in sicurezza più di 12 persone al giorno, ci vorrà ancora quasi un anno per esaminare tutte le istanze. A Caserta, territorio storicamente colpito da lavoro nero e caporalato, solo 10 le convocazioni effettuate e ancora nessun permesso di soggiorno rilasciato.

Drammatica la situazione nelle grandi città: a Roma su 900 domande in trattazione, nessuna era ancora arrivata alla fase conclusiva della firma. Di questo passo la stima è che ci vorranno 5 anni per concludere le procedure di emersione. A Milano, su oltre 26.000 istanze, ancora nessuna convocazione e una stima di 30 anni per portare a termine tutte le domande. Altre prefetture interpellate dall’associazione hanno candidamente ammesso che ci vorrà anche più di 30 anni.

Va meglio invece per quel che riguarda la concessione di permessi di soggiorno temporaneo rilasciati dalle questure direttamente ai lavoratori che hanno fatto personalmente domanda di emersione avendo precedenti esperienze lavorative nei settori interessati dalla sanatoria. Su 12.986 domande pervenute ( pochissime visti i criteri estremamente restrittivi) sono stati concessi 8.887 permessi, il 68 per cento.

“Le conseguenze di questi enormi ritardi sono molto pesanti non solo sulla vita di chi ha fatto richiesta di emersione e aspetta una risposta e un permesso di soggiorno costretto a restare ancora nell’incertezza e nella precarietà – dicono i promotori di Ero Straniero – ma la situazione appare grave anche nella prospettiva della campagna vaccinale antiCovid”. Le associazioni chiedono al ministero dell’Interno un intervento immediato e ripropone la sua proposta di legge di iniziativa popolare e uno strumento per la regolarizzazione su base individuale degli stranieri radicati.

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