Black italians: storie vere di ragazzi nati o cresciuti in Italia

Articolo di Francesca Sironi pubblicato su d.repubblica.it l’11 novembre 2019

Rosanna Sparapano
36 anni. Nata a Kinshasa, si è trasferita a Milano molto piccola con i genitori, scomparsi pochi anni dopo. La passione per il teatro è nata per caso quando, a 13 anni, ha sostituito un’attrice. Nel 2002 si è diplomata al Piccolo Teatro di Milano. Lavora anche nel cinema.
Italiani o anche black italians. Nati o cresciuti qui. Viceprimari di provincia, aspiranti sindaci che tifano fiorentina, musicisti non solo rapper. Storie di normalità conquistata da una generazione che in parte ci sta pagando le pensioni

Per i suoi pazienti, i colleghi, gli amici, è “il dottore”. Il gastroenterologo che durante la visita si siede sempre a parlare un po’, perché «sono persone, non schede. L’ascolto e il contatto sono le fondamenta di ogni cura»; il viceprimario attento ai risultati; uno dei primi dirigenti medici neri d’Italia. È anche somalo, sì. Ma è Fuad, innanzitutto. Il colore della pelle viene dopo. È possibile, qui da noi. È normale, in una nazione cambiata più di quanto gridi la politica della paura. Nel 2016 il libro L’Italia siamo noi, storie di immigrati di successo di Jacopo Storni ci ricordava la trasformazione: “Ho incontrato decine di immigrati che ce l’hanno fatta, fieri delle loro origini e dell’Italia, il Paese che non vorrebbero cambiare. Un futuro multiculturale è inevitabile. Forse sarà anche migliore”. Il fotografo Niccolò Rastrelli ha raccolto nuovi volti di questa normalità conquistata, incontrando persone di colore e di successo come il rapper Tommy Kuti, 29 anni, cresciuto a Castiglione delle Stiviere; la chef Victoire Bouna Gouloubi, 37 anni, che è riuscita a rendere mestiere la sua passione in cucina; l’agricoltore François Desiré Baize, originario del Burkina Faso, che ha vinto un premio Coldiretti per avere piantato a Massa Carrara un albero africano di grandi proprietà curative, la moringa. E ancora, eccellenze nell’impresa, nella moda, nel teatro.

Paolo Barros29 anni, consigliere 5 Stelle nel IX Municipio di Roma. Origini guineiane e capoverdiane
Paolo Barros
29 anni, consigliere 5 Stelle
nel IX Municipio di Roma.
Origini guineiane e capoverdiane

Fuad Amir Tarmun, dicevamo, è nato in Somalia. A 19 anni è a Firenze per studiare Medicina. «Per frequentare l’università ho dovuto iscrivermi all’accademia militare. Vivevo in caserma. Ricordo la tristezza del Natale: tutti i coscritti si riunivano alle famiglie, io potevo tornarci ogni due anni. Non c’era internet: solo call center dove aspettavi tre ore per parlare tre minuti. Piangevo appena sentivo la voce di mia mamma ». Prima di partire aveva ricevuto due raccomandazioni. Il padre: «Non perdere mai l’orgoglio, perché tu non rappresenti solo te stesso ma un continente. Né la salute: dai il massimo, ma non ti distruggere». La madre: «Fai le tue esperienze, divertiti come è giusto prima del matrimonio, ma usa il preservativo, non mettere incinta nessuna. E soprattutto stai attento alle italiane, sono romantiche e non ti lasceranno più tornare». Ricorda Fuad: «Mia madre aveva studiato in Russia, parlava tre lingue, mio padre era il secondo marito. Gli P amici italiani non ci credevano: per alcuni di loro, negli anni ’80 risposarsi era ancora un mezzo tabù».

Antonella Bundu50 anni, sorella del pugileLeonard. Attivista peri diritti civili, è statacandidata sindaca aFirenze il 26/5/19, doveè nata da padre dellaSierra Leone e madreitaliana. Ha studiato dainterprete, e di sé dice:«Sono una donna nera,fiorentina e di sinistra».
Antonella Bundu
50 anni, sorella del pugile
Leonard. Attivista per
i diritti civili, è stata
candidata sindaca a
Firenze il 26/5/19, dove
è nata da padre della
Sierra Leone e madre
italiana. Ha studiato da
interprete, e di sé dice:
«Sono una donna nera,
fiorentina e di sinistra».

Il dialogo può insegnare su entrambe le rive, facendo scoprire culture più ricche di quanto sembri da una cronaca schiacciata sull’emergenza, sul “rischio”, sulla “questione sicurezza”. I politici che negano il dovere di salvare vite in pericolo, che trattano con i trafficanti d’uomini, non possono fermarsi a riconoscere la verità di tanti percorsi di integrazione. Così lo Ius Culturae diventa un argomento “non prioritario”. E la lotta allo sfruttamento di clandestini e braccianti non è mai occasione di ripensare l’accesso al soggiorno. Amir Tarmun è uno dei protagonisti della campagna Ero straniero, promossa dai Radicali con Acli, Casa della Carità, Centro Astalli, Asgi e molti altri. Nel 2017 hanno raccolto 90mila firme per cambiare le politiche sull’immigrazione, superando la Bossi-Fini e il reato di clandestinità. L’11 aprile 2019 è iniziato l’esame della proposta di legge in Commissione affari costituzionali. «Il governo aveva dichiarato l’intenzione di rimpatriare ogni anno centomila dei circa 530mila irregolari sul territorio. I rimpatri si limitano invece a cinquemila l’anno », ha ricordato il relatore, Riccardo Magi. «La nostra proposta, oltre a introdurre canali regolari di ingresso, prevede forme di regolarizzazione degli stranieri già integrati».
Dopo la laurea, Fuad rientra in Somalia. «Sono un idealista. Volevo stare nel mio Paese». Nel novembre del 1990 è a Firenze per la specializzazione. A dicembre scoppia la guerra civile. Dopo la caduta del dittatore Siad Barre inizia l’orrore del conflitto somalo, i massacri dei civili, le faide. L’Italia, insieme al resto della comunità internazionale, non agisce o non riesce a agire, abbandonando un Paese che conosce bene (parte della Somalia era protettorato italiano) alla violenza e alla fame. Anche la capitale, Mogadiscio, crolla nel caos. «Sono rimasto bloccato in Italia. Trovare un impiego in ospedale era difficilissimo. Non avevo la cittadinanza, non avevo soldi, niente. Accettavo impieghi molto inferiori alla mia preparazione (in Somalia ero già caporeparto). Lavoravo 70 ore a settimana. Nell’estate del ’91 sono stato anche guida turistica. Dovevo risparmiare per far scappare i miei dalla Somalia. Ci riuscii. Quando andai ad abbracciare mio padre al Cairo, sorrideva. “Papà, hai perso tutto, di che sorridi?”. “Sono vivo, la tua mamma è accanto a me, e ora anche tu. Che altro serve?”». Nel 1999 Fuad prende la cittadinanza. Subito dopo si presenta a un concorso per dirigenti medici. «Una collega, mia amica, ripeteva sempre: “Guardati allo specchio. Non lo vedi che sei nero? Perché sprechi i soldi della marca da bollo, Fuad? Non passerai mai. In Italia i concorsi hanno posti riservati per la politica, favoritismi”. Invece ho vinto: dirigente all’Ospedale del Mugello. Il direttore quando mi vide si commosse. Disse: “È una svolta epocale”. E la mia amica ripeteva: “Il mondo è cambiato”».

Christopher Luigi Kanku Veggetti40enne congolese, a 10 anni è stato adottato da una famiglia brianzola. Ha studiato grafica pubblicitaria, ed è diventato artista dopo una gara con la sorella per il quadro più bello
Christopher Luigi Kanku Veggetti
40enne congolese, a 10 anni è stato
adottato da una famiglia brianzola.
Ha studiato grafica pubblicitaria,
ed è diventato artista dopo una
gara con la sorella per il quadro più bello

L’Italia è cambiata. I lavoratori stranieri oggi sono 2,5 milioni, il 10,6% degli occupati. Producono ricchezza per 139 miliardi di euro, pari al 9% del Pil. “È difficile contestare che gli immigrati rappresentino un vantaggio per l’Inps: l’età media è inferiore di oltre 10 anni a quella degli italiani”, ricordano su La Voce.info Enrico Di Pasquale e Chiara Tronchin della Fondazione Leone Moressa, insieme ad Andrea Stuppini della Regione Emilia Romagna: «Su 16 milioni di pensionati, gli stranieri sono 130mila, meno dell’1% del totale. Costano 800 milioni di euro. Sul lato delle entrate, i 2,4 milioni di lavoratori stranieri versano all’Inps oltre 10 miliardi l’anno». Gli immigrati stanno pagando le pensioni degli italiani, come ricordava l’ex presidente Inps Tito Boeri. Fu contestatissimo; ma sono numeri.

Nel luglio 2001 Fuad entra in ospedale. «Ho cinque figli, ero contento di essere nel Mugello, vicino alla campagna». Nel 2010 lo chiamano come primario facente funzione. «“Ma siete sicuri? Ho solo nove anni di anzianità”. E il direttore: “Sì, porti risultati eccezionali. Sarai il primo primario nero d’Italia, te la senti?”. L’anno dopo hanno nominato il collega di ruolo. Io sono rimasto vice». In questi anni, pochi gli episodi di razzismo. Uno solo esplicito (un signore durante una visita disse: «Non mi faccio toccare da quello là», e venne allontanato dai colleghi). La solidarietà, il rispetto e l’entusiasmo, invece, sono stati frequenti. «I miei figli non hanno mai percepito diffidenza od ostilità. Anzi. Sono arrivati all’università a Firenze che erano già forti, avevano nel cuore il rispetto e la curiosità». Arriva Omar, il primogenito, laureando in Economia e membro della segreteria dei giovani musulmani. Il secondo studia Odontoiatria, gli altri sono ancora alle scuole dell’obbligo. «Ora devo andare però», si scusa Fuad. «C’è la partita dell’Inter, e non posso perderla».

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